Di distrazioni e di errori grammaticali
Ho bisogno di una vacanza. Me ne rendo conto, perché da alcuni giorni faccio cose strane.
Ho passeggiato per diversi metri portandomi dietro il cestino vuoto del supermercato, appoggiato sul braccio come fosse una borsa di Hermès.
Sono salita sull’auto di un estraneo, terrorizzando a morte una signora anziana seduta sul sedile del passeggero.
Sono rimasta in coda per diversi, estenuanti minuti, dietro una fila di auto parcheggiate, credendo fosse troppo lungo il semaforo.
Ho aspettato una buona mezz’ora un mio amico nel pub sbagliato.
Devo staccare il cervello.
Credo di averlo davvero realizzato quando, tutta rossa in volto, ho salutato la signora anziana e sono scesa dalla sua auto.
Distratta sì, ma pur sempre educata.
Distrazioni imperdonabili tanto quanto quelle grammaticali di cui il web è pieno di recente.
Mi sono accorta che negli ultimi mesi sono cominciati a sparire gli articoli e le preposizioni. Dopo le virgole, le “h”, la scrittura online si sta impoverendo di articoli e preposizioni semplici.
Spinta dalla curiosità, ho letto l’”Errorario” di Massimo Roscia, nel quali sono descritti, dalla A alla Z, tutti gli errori grammaticali più diffusi di questi anni.
Errori in cui, ahimè, cadiamo tutti prima o poi.
“D’accapo” non andrebbe mai scritto al posto di daccapo o della forma più antica da capo.
Si dovrebbe scrivere andare al lavoro e mai “a lavoro”.
Tante volte incappo nella parola “apparte”, la versione sbagliata di a parte.
Non mi stancherò mai di storcere il naso di fronte a un “assolutamente sì” o “assolutamente no”: sono davvero brutti; basterebbe dire sì o no.
Un altro errore molto frequente è scrivere “centra” al posto di c’entra; ma centra viene dal verbo “centrare”, mentre ci entra, vuol dire “avere a che fare” con qualcosa o con qualcuno.
O ancora “d’appertutto” invece della forma giusta dappertutto; dà andrebbe scritto con l’accento, quando si tratta del verbo “dare” e da senza accento se è una preposizione.
“Quant’altro”, una parola che Calvino farebbe rientrare nell’antilingua, al posto di un semplce e così via o eccetera.
“Infondo”, scritto tutto attaccato al posto di in fondo. “Ogniuno” scritto con una “i” di troppo: è corretto scrivere ognuno.
Che brutta la parola “problematica”, la versione burocratese del termine problema.
“Qual’è” con l’apostrofo è sbagliato: la forma giusta è qual è, senza apostrofo.
Chiudo questo piccolo elenco di sbagli comuni nominando la famosa D eufonica, che non sarebbe proprio uno sbaglio; si tratta piuttosto di una D di troppo che gli editori consigliano sempre di eliminare, perché rallenta la lettura.
Ad, ed e od, a meno che non s’incontrino de vocali uguali, come ad altri, ed educazione, od odori., dovrebbero perdere la D,
Per esempio a Otranto, e assaporare, o interesse. (senza la D).