Le stop words o come alleggerire il lavoro a Google e ai lettori

 

Mi sento molto a disagio quando un committente mi chiede, con una certa insistenza, d’inserire le parole chiave esattamente come vuole lui, anche se questo vuol dire escludere un articolo o una preposizione.

Una parte di me desidera accontentarlo, l’altra parte si ribella.

Nel nostro ambito articoli, preposizioni semplici o articolate, pronomi e congiunzioni li etichettiamo come STOP WORDS.

Sono appunto quelle paroline che poco contano per i motori di ricerca, perché non offrono informazioni necessarie e per questo vengono ignorate.

Negli anni, gli aggiornamenti che si sono succeduti hanno reso i motori di ricerca sempre più sofisticati e vicini alla mentalità umana.

Molti committenti, però, sono ancora legati all’idea di un tempo, quella in cui le parole chiave vanno inserite nel testo con frequenza e senza stop words.

Si può facilmente scalare la SERP e piazzarsi in alto, senza ricorrere a questi trucchetti. Anzi, scrivere avendo come scopo il lettore, diventa ora un valore aggiunto.

Stop words: come alleggerire il lavoro a Google e ai lettori?

Lo scetticismo di qualcuno deriva dal fatto che ritiene faticoso e lungo per il motore di ricerca filtrare le stop words durante la scansione e indicizzazione.

Per questa ragione preferisce evitarle e alleggerire il lavoro a Google.

Qualcun altro, però, è convinto che una scrittura senza le dovute preposizioni o congiunzioni rallenterebbe, se non perfino, intralcerebbe la lettura delle persone.

Una pessima esperienza online comporterebbe la chiusura dell’articolo in un nanosecondo e una brutta conseguenza per il titolare del sito.

Come fare, allora, per alleggerire il carico ai motori di ricerca e ai lettori, facendo contenti entrambi?

Ecco alcuni consigli semplici, ma davvero efficaci:

  • Elimina le STOP WORDS quando non sono essenziali nel testo, perché riducono la fatica al lettore. (Per esempio, ho evitato gli articoli nella frase: “Nel nostro ambito articoli, preposizioni semplici o articolate, pronomi e congiunzioni li etichettiamo come STOP WORDS”).

  • Evita le STOP WORDS anche negli indirizzi URL delle pagine web, se non ne stravolgono il significato. (Una cosa è scrivere “Il club di Jane Austen” riferito al film, allora è importante scriverle: devi pur dire a Google di che parli. Altra cosa è parlare di club letterari in generale che hanno la scrittrice inglese come protagonista. A quel punto bastano “club letterario Jane Austen).

  • Liberati di AVVERBI. Qui non c’entra Google, almeno non in maniera diretta. Gli avverbi rallentano la lettura, faticano lo sporco lavoro del lettore. Sono i nemici giurati di molti scrittori. Ti basta trovare il verbo più azzeccato, e non generico, per comunicare bene la tua idea.

  • Al bando l’elenco di TRE AGGETTIVI. Quante volte si scrive un aggettivo, poi se ne aggiunge un secondo, perché uno sembra poco, e in automatico si scrive pure il terzo. Se lo fai sempre, diventa stucchevole. Al primo aggettivo, fermati e domandati: aggiunge davvero valore al nome? Poi, risponditi con feroce onestà. Se la risposta è “No”, fallo fuori.

 
Virna Cipriani