3 consigli pratici per scrivere con stile
Io bevo molti caffè, di ogni genere: normale, doppio, macchiato, americano. Nelle mie vene scorre caffeina a fiumi, ma proprio non riesco a smettere.
In questo periodo poi, che sono presa da più cose, la dose giornaliera è aumentata in modo considerevole.
Ho letto una volta che lo scrittore Honoré de Balzac beveva fino a 50 caffè al giorno per restare sveglio, e così mi sono detta che ho ancora un ampio margine.
Mi viene in mente Giuseppina Torregrossa, una scrittrice dallo stile narrativo particolarmente evocativo ed elegante e il suo “La miscela segreta di casa Olivares”. Un romanzo ambientato a Palermo negli anni ‘40 che qualsiasi caffeinome apprezzerebbe.
La Torregrossa ha un uso sapiente e creativo delle parole che a me piace molto, grazie al quale riesce a trascinare il lettore ovunque lei vuole.
Secondo l’autrice Vania Russo essere padroni delle parole vuol dire sceglierle non soltanto per un “perché”, ma anche per un “come”.
Non ci si dovrebbe domandare solo il perché usare una parola, ma anche come usarla nel migliore dei modi.
Nel suo vademecum per scrittori “Con due libri nella tasca” R. L. Stevenson sostiene che scrivere non è solo dichiarare la propria verità, ma forse, più democraticamente, tentare di costruire qualcosa di bello e piacevole”.
Non ci rendiamo mai conto del potere che abbiamo, quando ci sediamo davanti a uno schermo e cominciamo a digitare i tasti.
Con le parole possiamo cambiare l’umore ai lettori, ispirarli, scoraggiarli, stimolare la loro immaginazione. Ed è un potere che abbiamo tutti, basta non farsi trascinare da troppa fretta.
3 consigli per scrivere con stile
1 - L’uso di più aggettivi.
Un testo troppo scarno, privo di aggettivi, trasmette un’immagine poco evocativa; il lettore avrà bisogno di più tempo e sforzo per immaginare una scena.
Gli aggettivi andrebbero sempre scelti con cura e dovrebbero aggiungere delle qualità precise al concetto, così da rendere l’immagine più ricca di dettagli.
Sarebbe meglio ridurre al minimo gli aggettivi generici, come brutto, bello, buono e cattivo e prediligere quelli più precisi.
2 - Il punto esclamativo
Nel web si ha la tendenza a riempire un messaggio con uno o più punti esclamativi, quasi a voler rafforzare un concetto.
Un bravo autore dovrebbe puntare, invece, a una pulizia e a una leggerezza della scrittura.
Una frase scritta in maniera accurata, scegliendo con attenzione le parole, ha la stessa forza, se non maggiore, di un’altra frase stracolma di punti esclamativi.
Le parole hanno più potere espressivo dei segni.
3 - Il verbo più appropriato
Un modo efficace per scrivere un messaggio che abbia forza espressiva è quello di usare dei verbi appropriati.
Proprio come gli aggettivi generici andrebbero limitati, vale lo stesso discorso per i verbi generici, come fare, dire, guardare o prendere.
È diverso scrivere: “ Anna deve riassettare il letto” o “ Anna deve riaggiustare il letto” piuttosto che: “ Anna deve rifare il letto”.
O: “Marco scrutò la donna”; “ Marco esaminò la donna”; “ Marco fissò la donna” anziché: “ Marco guardò la donna”.
O ancora: “ Ho afferrato la bottiglia” invece di: “ Ho preso la bottiglia”.
Un buon alleato, quando si vuole scrivere con stile, diventa il dizionario dei sinonimi e dei contrari.
Tutte le volte che ci accorgiamo di aver scritto un verbo generico, proviamo a vincere la nostra pigrizia e imponiamoci di aprire il vocabolario alla ricerca di un sinonimo più elegante e originale.
Alcuni esempi:
dire: annunciare, sussurrare, bisbigliare, riferire;
mangiare: assaporare, gustare;
rispondere: commentare, obiettare.
«... dovremmo divorare il libro cogli occhi, rimanerne estasiati e la nostra mente, riemersa da una lettura attenta, dovrebbe essere invasa dalla più sfrenata e caleidoscopica danza di immagini, incapace di prender sonno o di rivolgere altrove i suoi pensieri».
(R..L.Stevenson)