Come superare il proprio diluvio personale
(Attenzione: contenuto pistolotto :)
Negli ultimi giorni la stanchezza fisica e mentale ha fatto capolino; la mia auto mi ha dato forfait (proprio nella settimana in cui il meccanico era in ferie) e ho compreso di aver chiesto troppo sia a lei che a me.
Questa pausa forzata è stata necessaria (e forse a livello inconscio anche anelata): è importante riposare, recuperare le energie altrimenti chi ci vuol bene prima o poi dovrà raccoglierci con un cucchiaino.
Ma quanto è dura stare fermo! Specie se la tua mente è sovraccarica di preoccupazioni, sensi di colpa, timori.
E così, nonostante il sonno, ho ignorato i segni della stanchezza evidenti sul mio viso, l’aria inebetita che mi rimandava lo specchio, ho soffocato gli sbadigli, mi sono alzata molto presto tutte le mattine e ho camminato per chilometri, con la scusa dei gatti, della bolletta da pagare, della spesa.
Quando gli ultimi vicini più ritardatari si apprestavano a uscire di casa, io rientravo, mi preparavo il secondo caffè e mi mettevo al pc.
Eccomi qua, intontita dl sonno, ma stranamente concentrata.
Quasi sempre approfitto delle lunghe camminate per ascoltare degli audio.
È così che ho realizzato come Neville Goddard, un autore del secolo scorso, divulgasse gli stessi insegnamenti di Igor Sibaldi e di Joe Dispenza.
Mentre Sibaldi incoraggia a diventare introversi, cioè a rivolgerci all’interno di noi, per realizzare i nostri desideri, Joe Dispenza incentiva a diventare più grandi dell’ambiente intorno, del nostro corpo,(cioè del nostro stato di salute attuale), della nostra condizione economica, della nostra vita professionale, e a concentrarci su quel che desideriamo.
A suo tempo, Goddard suggeriva alle persone di usare l’immaginazione per immaginare ciò che volevano realizzare e d’imparare a ignorare quello che i loro sensi comunicavano.
Per Goddard assumere lo stato desiderato vuole dire cominciare a pensare e, gradualmente, a “sentire” come se fossimo già la persona che ha realizzato il proprio desiderio, anche se non è ancora visibile.
Basta produrre i primi sporadici pensieri e siamo già entrati in nuovo stato, siamo già delle persone nuove, siamo rinate; se persistiamo in quello stato, a poco a poco otterremo ciò che desideriamo, che si tratti di salute, un lavoro, nuovo, più denaro, una soluzione al problema.
Ma se, nell’arco della giornata, torniamo a pensare come prima, come se quel desiderio non sia realizzato, se prevalgono ancora le vecchie paure, le preoccupazioni, i vecchi pensieri, allora oscilleremo fra i due stati e difficilmente c’identificheremo nello stato nuovo.
Tutto sta ad addomesticare la mente, poi il corpo e le emozioni seguiranno.
Come spiegava Goddard, l’immaginazione è soggetta alle abitudini.
Se ci abituiamo a pensare sempre a un epilogo infelice, a un timore, a un futuro nero, la nostra immaginazione, quando incontrollata, tenderà e immaginare cose negative; il corpo, come conseguenza, si abituerà a stare nello stress, nella tensione negativa, nell’ansia, si nutrirà di quella chimica.
Per questa ragione diventa cruciale una dieta mentale (proprio come seguiamo una dieta alimentare per tutelare il corpo): meno social quando non servono, meno tg e notizie negative, meno persone e stimoli tossici.
Si tratta di reimparare a stare senza troppi stimoli e tenere a bada la nostra mente, orientandola ripetutamente, quasi ossessivamente, verso ciò che vorremmo vivere, che vorremmo realizzare.
E sostenere questo lavoro controllando anche il chiacchierio della mente, bloccando sul nascere i pensieri contrari allo stato che puntiamo a realizzare, le polemiche, le lamentele, gli sfoghi. Diventndo impeccabili, per usare le parole di Don Miguel Ruiz, dei guardiani implacabili della nostra mente. Controllando le nostre reazioni emotive a quello che ci accade intorno.
E, infine, abituarci a concludere la giornata a letto, immaginando poco prima di dormire, una piccola scena in cui abbiamo ottenuto ciò che vogliamo: potrebbe essere un amico, un famigliare o un collega che ci abbraccia e ci dice: “Ce l’hai fatta! Complimenti” o immaginando noi stessi dire a qualcun altro: “Ti ricordi quando non avevo ancora…(ottenuto la vittoria, il lavoro, la bella notizia, ecc)?” e sentire dentro di noi il sollievo, perché abbiamo realizzato il nostro desiderio, perché siamo dove volevamo essere.
Può sembrare così banale e poco realistico, ma è una pratica che poche persone conoscono davvero e ancora meno sono quelle che stanno imparando a metterla in atto per cambiare la propria vita, per risolvere i problemi e realizzare i desideri.
Padroneggiare la propria mente vuol dire padroneggiare, a poco a poco, la propria esistenza.
Disciplina è la parola magica. Spesso è associata a una vita militare, a un qualcosa di noioso, poco spontaneo e divertente, eppure tutto ciò che riguarda la cura di noi stessi ha bisogno di disciplina.
Ci hanno abituato che quello che è salutare, che può farci stare bene e crescere, è pedante, mentre sono divertenti le cose più “leggere” e quasi sempre poco salutari, poco utili.
Ci hanno abituato a mangiare di tutto, a volontà senza dare importanza a un momento sacro come quello del pasto; il sabato sera davanti alla partita di calcio con la pizza e la birra; il panino con le patatine al fast food che ti accoglie a braccia aperte con un sorriso a 32 denti e i giochi per i bambini; dolci, snacks, surgelati, bevande colorate dalla grafica accattivante.
Ci hanno abituato a non assumerci mai la responsabilità del nostro corpo. Se le nostre cattive abitudini hanno provocato un disturbo, ci affidiamo a un medico che ci indica la medicina migliore. Tantomeno dei nostri pensieri: se ci concentriamo di continuo su un problema, lo attireremo quasi per certo, ma nessuno ci ha spiegato che abbiamo una fetta di responsabiiltà nel processo.
Ci hanno abituato a intrattenere la mente nei momenti vuoti, che poi vuoti non lo sono mai; a guardare le pubblicità nelle pause, a navigare nel web, dare un occhio ai social, basta scrollare con un dito per vedere una miriade di informazioni che fatichiamo a metabolizzare in un nanosecondo.
Ci hanno abituato al caos, alla musica di sottofondo ovunque, agli stimoli continui che, raramente sono davvero stimolanti, ci aiutano a riflettere e cambiare, a stare meglio, ci offrono una soluzione concreta. Come sarebbe bello se mentre sei al supermercato, passassero un audiolibro stimolante!
Tutti, da chi è più in alto fino al commerciante o all’influencer, puntano a persuaderci, a convincerci, a influenzare i nostri pensieri, i gesti, le scelte per un tornaconto personale.
Quante persone comunicano con l’obiettivo sincero di farci crescere davvero e poi, come conseguenza naturale, sono ripagati?
E così ti ritrovi a litigare con la tua mente, perché vuoi mangiare sano e solo quando hai davvero fame; vuoi leggere una notizia ed, eventualmente, approfondirla, metabolizzarla, senza passare a quella dopo e quella dopo ancora. Non vuoi lasciarti travolgere dagli stimoli di internet, dai video o dai post che cambiano il tuo stato emotivo e i tuoi pensieri in un attimo.
Fatichi a restare fermo 10 minuti e a orientare pensieri dove vuoi tu. E poi ci dicono che siamo persone libere, autonome e intelligenti.
Sto capendo che avere disciplina vuol dire imparare a volermi bene, a rieducarmi come desidero io: mangiare quello che scelgo e quanto il mio corpo richiede, leggere un tot di tempo senza distrazioni, restare al pc senza aprire i social, provare a ignorare i trend del momento di cui parlano tutti che poi chissenefrega se l’attore famoso tradisce la compagna oppure no.
Dietro quanti discorsi inutili perdiamo il nostro tempo e sprechiamo la nostra energia mentale? Il ragazzino uscito dal talent, le liti della coppia famosa, la cantante finita in disgrazia.
E sto imparando sempre di più a dubitare di chi incoraggia a non desiderare, ad accontentarsi di quello che si ha e a non puntare mai più in alto (che poi è ciò che vuole chi è al potere). Arbeit macht frei…
Come insegna Sibaldi:
considerare vuol dire accettare quello che le stelle (che oggi sono rappresentate dai governi e dalle persone famose) ci mettono a disposizione, ciò che è “terra”, è già visibile, manifesto.
Desiderare, al contrario, significa, che ciò che le stelle offrono non ci basta più, sentiamo di poter vere una vita più piena e appagante, vogliamo qualcosa di più grande, abbiamo un cielo pieno di progetti da realizzare.