Come uscire dalla trappola del tempo
In questi giorni, ho scoperto, tutto il mondo sta traslocando.
Tutti, tranne me.
E, sebbene io dovessi lasciare casa già lo scorso anno; sebbene io non fumi, non beva (ok, ogni tanto può capitare in compagnia, ma sempre con misura altrimenti poi il mio stomaco me la fa pagare); sebbene non dia mai feste (l’ultima festa che ricordi è stata una serata col karaoke in un attico nel centro storico che condividevo con tre amici; serata che si è conclusa tristemente con M., un mio amico, un po’ alticcio impegnato a storpiare “Without you” di Mariah Carey); nonostante presenti i requisiti necessari, non sono ancora riuscita a trovare casa.
A quanto pare una partita IVA senza grandi referenze e con due gatti maschi non è esattamente l’inquilina ideale.
Tutti mi riservano sorrisoni a 36 denti, mi sviolinano con enormi complimenti, ma poi alla fine scelgono la coppia senza animali domestici e con due contratti a tempo indeterminato.
Il mio proprietario di casa è rassegnato a tenermi; vuoi perché sono un’inquilina con poche pretese, vuoi perché lui vive e lavora a 700 km di distanza e non avrebbe neppure il tempo di cacciarmi via, se lo volesse.
Da sempre i cambiamenti di casa per me rappresentano dei nuovi inizi.
Io credo che non siano mai del tutto casuali: quando capitano, vuol dire che, inconsciamente siamo pronti per cominciare un nuovo capitolo della nostra vita.
Per quel che mi riguarda, in questo momento è come se avessi un piede che muove dei primi, incerti passi nel futuro e l’altro ancora radicato nel presente.
Certe volte ho la sensazione di trovarmi bloccata, di restare immobile mentre tutti intorno a me vanno avanti, impegnati nelle loro esistenze.
Un po’ come quando sei fermo sul binario e vedi il treno partire; le persone al suo interno scorrono via lentamente, mentre tu resti lì, fisso, inebetito, a osservarle scivolare via.
Col tempo è uguale: va avanti e ti lascia indietro, bloccato davanti a un intoppo, a una difficoltà o a una semplice paura.
La parola “tempo” ha un’origine greca e vuol dire: suddividere.
Non è un caso che il tempo sia rappresentato graficamente da una linea suddivisa in tanti intervalli.
Etimologicamente parlando, il tempo è uno spazio, qualcosa di astratto che va suddiviso: in secondi, minuti, ore, settimane, mesi, anni.
Io però ho una teoria tutta mia sul tempo.
Fatico a percepirlo come una retta ordinata e suddivisa in più spazi, che scorre da sinistra verso destra, passato, presente e futuro ben distinti.
Il tempo per me assomiglia piuttosto a un cerchio al cui centro c’è la mia vita e dal quale partono innumerevoli raggi.
Ogni raggio rappresenta un ambito della mia vita: la famiglia, la vita sentimentale, la professione, le amicizie e così via.
Se trascuro troppo uno di questi ambiti, il raggio s’interrompe e come conseguenza lì, in quel punto, il tempo si blocca.
Questa sensazione potrebbe derivare dal mio angelo, Hariy’el, secondo il quale per realizzarmi dovrei imparare a coltivare ugualmente ogni aspetto della mia vita, nessuno escluso, altrimenti finisco col bloccarmi in tutti gli ambiti.
Tante volte viviamo in modo frenetico, perfino ansioso; subiamo la pressione del tempo come fosse qualcosa di reale e tangible che vola, che ci sfugge via dalle mani, che è poco, non è sufficiente.
Non ci accorgiamo mai di come sia facile uscirne, di quante volte in realtà ci capiti di lasciarlo andare avanti senza di noi.
Proprio come quando osserviamo un treno partire, un fiume scorrere o una giostra girare intorno: in quei momenti ci troviamo fuori, all’esterno di quel treno, dell’acqua o della giostra.
Non potrebbe accadere la stessa cosa col tempo?
Se abbiamo la spiacevole sensazione di essere bloccati e che lui scorra via, non potrebbe voler dire che siamo usciti dal tempo, che ne siamo fuori?
Secondo Joe Dispenza, possiamo creare un nuovo stato, una nuova vita con l’immaginazione quando grazie alla meditazione raggiungiamo un luogo mentale fuori dal tempo.
Se così fosse, allora ogni volta che ci sentiamo bloccati, mentre tutti gli altri intorno a noi sono impegnati ad andare avanti, anziché sentirci in colpa o inadeguati, potremmo cogliere l’occasione per creare consapevolmente qualcosa di nuovo, per desiderare qualcosa che non abbiamo ancora realizzato nella nostra vita.