L'importanza delle storie per capire la realtà
Sono giorni di grande fermento. Mi divido fra progetti creativi, vecchie collaborazioni che si consolidano, incontri nuovi e scadenze impellenti.
In questo periodo comincio le mie giornate con laute colazioni: una tazza di caffè, due uova strapazzate con la curcuma, una o due fette di prosciutto crudo o di pancetta, poche mandorle e un frutto; qualche volta, se avanza un piccolo spazio nel mio stomaco, mi concedo una fettina di Parmigiano Reggiano o di Emmental, di cui sono ghiotta.
Non sbocconcello come un uccellino, è vero, ma a mia discolpa c’è da dire che poi lavoro per molte ore di fila e non tocco più cibo fino a sera.
Quando non scrivo, passo il tempo sotto pile di libri; ogni tanto riemergo, tiro fuori il naso e prendo un bel respiro per poi rituffrmi fra le pagine.
Fra i vari libri che sto leggendo adesso c’è un bel saggio intitolato “Sedotti dalle storie” di Brooks.
Secondo l’autore a partire dai primi anni del ventunesimo l’uomo occidentale ha iniziato a interpretare la realtà attraverso la narrazione di storie.
Le storie sono entrate a fare parte di tantissimi ambiti, anche di quelli dove sarebbe più utile affidarsi a spiegazioni ragionate, come la politica o la legge.
Laddove ci sono fatti distinti e precisi, si cerca un filo logico che possa unirli, una narrazione che conferisca loro un senso.
La storia delle figure politiche ha via via spodestato i movimenti di cui si fanno bandiera a tal punto che adesso votiamo la persona e non più una corrente con degli ideali.
I telegiornali, i programmi televisivi, i reality, perfino le gare canore sono intrisi di narrazioni.
Ovunque si cercano personaggi, concorrenti o eventi da raccontare.
Ecco che un reality nato con l’idea di isolare delle persone e osservarle in un contesto insolito ora si regge su personaggi dalle storie personali particolari e non più sul gioco e su regole precise.
Le esibizioni canore nei programmi di musica sono inframezzate dai loro racconti personali.
Il personaggio da raccontare ha preso il posto del concorrente, del cantante, dello scrittore.
Le grandi narrazioni che sostenevano società intere, per esempio la narrazione dell’emancipazione, stanno perdendo sempre più forza, sostituite gradualmente dalle micronarrazioni individuali o di piccoli gruppi.
È come se stessimo restringendo il nostro campo visivo fino a dare importanza alle storie personali e non più ai temi importanti, come un ideale grande, un’esibizione canora, un movimento, un programma.
Perfino le aziende e le pubblicità si stanno adeguando a questo nuovo modo di comunicare.
Le persone sono sempre alla ricerca di storie personali da conoscere, non sembrano più accontentarsi solo dei fatti, delle notizie, di canzoni o trasmissioni.
Una volta riconosciuta questa tendenza, possiamo provare ad adeguarci nella comunicazione online, presentando un prodotto, una nuova iniziativa attraverso delle piccole storie che scegliamo noi di raccontare.
Possiamo presentare un argomento con poche righe di una narrazione, accennare un racconto prima di parlare di un prodotto, un’idea, un progetto.
Dovremmo, cioè, comunicare quello che vogliamo comunicare sotto forma di storie, per catturare del tutto l’attenzione delle persone.