Come non farsi sedurre dai trend del momento
Da alcuni giorni è riemersa in me con prepotenza la necessità di allontanarmi dal web e dai trend che impazzano sui social.
Prendere le distanze è l’unico modo per mantenere la lucidità e restare centrati, senza farsi trascinare dall’onda emotiva del momento.
Non scordiamoci che internet è stato pensato pur sempre come una rete, sotto ogni punto di vista.
Le tendenze dei social e dell’intrattenimento sono l’”oppio dei popoli” di quest’epoca.
La gente prova un malessere crescente e legittimo, ma quasi sempre non vuol fare fatica per approfondirlo e risolverlo.
Più facile è proiettare su qualcun altro sogni, desideri, aspettative, responsabilità. Individuare il nuovo eroe, quello che incarnerà il loro sogno (“tu spettatore, vuoi, davvero, ch'io viva il sogno che non osi vivere te? “cantava Renato Zero) e che la “riscatterà” dal malessere, dalle ingiustizie di tutti i giorni.
Se levi il sogno del momento alla massa, lei si rivolterà imbufalita; la sua reazione, però, durerà il tempo di una nuova distrazione, di una nuova tendenza; perché questa rabbia non incarna quasi mai i valori legati a quella circostanza, ma un malessere, appunto, che ha origine da ben altro.
Tutto pur di evadere dalle delusioni e dai problemi e dare forma alla propria insofferenza.
Se mi sciupano anche il sogno del protagonista del momento, quello che vive al posto mio, mi arrabbio.
Arrabbiarsi diventa più sicuro, perché è un terreno neutrale; non si parla dei veri problemi, delle ingiustizie gravi. Di me.
Si parla di qualcun altro, di intrattenimento, gossip, TV.
È un contesto più sicuro per reagire e arrabbiarmi; posso espormi, dire la mia, esprimere tutta la mia rabbia senza che la mia vita sia chiamata in causa, che le mie responsabilità lo siano.
E, per giunta, tutti gli altri la pensano come me, mi danno ragione. Così, per una volta, mi illudo di essere più forte di chi è al potere.
Poi, siccome non voglio faticare, do a un altro il compito di farsi carico della mia rabbia, della mia lotta contro le ingiustizie.
Poco importa l’argomento, basta che trovi un nuovo modo per veicolare questo malessere che provo ogni giorno, un nuovo contenitore nel quale riversare il mio disagio per alleggerirmi un po’ il carico.
Una volta può essere un fatto di cronaca, un’altra volta un personaggio pubblico che è stato male, poi ancora un ragazzo trattato ingiustamente.
Non si abbracciano mai fino in fondo i valori di quella causa, ma la si usa per sfogare un po’ di rabbia personale.
Domani la massa sceglierà qualcun altro da inneggiare, perché ha sempre bisogno di nuovi eroi.
Qualcuno è astuto, capirà al volo e cercherà di trarre dei vantaggi dalla situazione; qualcun altro è più onesto e idealista, prende a cuore le situazioni col rischio di farsi usare dalla massa per poi restare deluso, una volta che le persone si saranno stancate di quel trend e penseranno ad altro.
Ecco perché sui social è facile imbattersi in adulti coinvolti in maniera eccessiva nei discorsi del momento.
Ecco perché non mi fido mai del tutto; sento, di tanto in tanto, il bisogno di staccare.
È un circolo vizioso, un gioco perenne che durerà fintantoché le persone non vorranno davvero assumersi la responsabilità di un cambiamento, sporcarsi le mani e adoperarsi in prima persona.
Nel frattempo, ci sarà sempre chi guadagnerà, chi se ne approfitterà e chi si lascerà ingannare. E non è detto che sia sempre un male.
Forse quella persona ha bisogno di essere ingannata, di sbagliare più volte, di sbatterci ancora il muso, perfino di buttare all’aria una strada, un talento, un desiderio.
È una sua scelta, un concorso di colpa che coinvolge due parti. chi imbroglia e chi si lasca imbrogliare. E dopo di lei, ne verranno altri. È il modo che scelgono per imparare.
Una volta una persona mi ha detto: “i cattivi maestri hanno lo stesso valore di quelli buoni. Ti aprono gli occhi in modo brusco, ti fanno soffrire anche per molti anni, ma alla fine te li hanno aperti. A volte abbiamo bisogno dei cattivi maestri per crescere”.
In questo periodo in cui ogni giorno nasce una tendenza nuova, possiamo farci risucchiare da quelle che Battiato chiamava “sabbie mobili” o restare centrati e solidi.
Se non si prendono le distanze, non è sempre facile, almeno per me; è più semplice lasciarsi travolgere dall'onda emotiva della massa e aspettare che passi per recuperare e rimettere insieme i cocci. Ma è faticoso, ogni volta.
Ecco perché i numeri sono sempre ingannevoli, uno specchietto per le allodole; del resto i social si fondano proprio su questo.
Preferisco di gran lunga concentrarmi su cosa conta davvero per me ora, su questioni e persone che condividono i miei valori, le mie idee, i miei obiettivi e lasciare il chiasso più superficiale alla folla.
E, quando proprio non posso farlo, mi sforzo di rimanere distaccata e lucida, consapevole che quasi sempre si tratta di un trend del momento; che di tutta quella confusione e di quel chiasso potrebbe restare molto oppure molto poco, ma non mi interessa, il mio benessere non dipende da quello.
Non ho aspettative, perché una volta passata la bufera, ho comunque il mio mondo, il mio scopo e le persone che la pensano davvero come me.