Emozioni in parole: come esprimerle in modo efficace?

 

In questi giorni è tornato il caldo soffocante di luglio.

Nonostante l’afa, ho deciso di riappropriarmi della postazione di lavoro nel sottotetto, accompagnata fedelmente da due guardie del corpo: i miei gatti.

Dopo pochi minuti, Leo il gatto grande mi ha lanciato un’occhiata di scusa (semmai i gatti siano in grado di provare dei sensi di colpa :) ed è sceso.

Chicco, invece, è rimasto, impavido.

Dopo dieci minuti circa, dalla mansarda dei ragazzi vicini sono arrivati suoni inconfondibili; mugolii, gemiti femminili che si sono via via trasformati in veri e propri ululati.

Incuranti dell’umanità intorno, di me, degli operai al piano di sotto, dei vicini di casa, del caldo opprimente, quei suoni sono esplosi in tutta la loro irruente urgenza.

Colta dall’imbarazzo, ne ho approfittato per anticipare la mia pausa e sono andata a farmi un caffè.

Mentre scendevo la scala a chiocciola, pensavo con ammirazione alla libertà di quella ragazza, alla sua capacità di infischiarsene degli altri e lasciare che le sue emozioni si esprimano libere, dalla rabbia al pianto fino al piacere, senza reprimerle.

Io non ci sono mai riuscita davvero.

Ho un pudore tale che fatico a scordarmi della presenza degli altri.

Perfino quando sono da sola in casa, non riesco mai del tutto a lasciarmi andare a un pianto liberatorio per il timore che qualcuno possa ascoltarmi attraverso la porta o una parete.

Per questa ragione le mie emozioni hanno dovuto ingegnarsi e trovare delle vie d’uscita alternative attraverso il mio corpo; non di rado mi capita di avere mal di stomaco, diventare rossa in volto, mangiucchiarmi le unghie, camminare chilometri senza riuscire a fermarmi.

Cosa mi ha aiutato tanto, quando avevo vent’anni, è stato il teatro.

Ho frequentato diversi corsi legati al movimento corporeo, ma uno che ha lasciato il segno è stato il corso di “corpo e maschera” tenuto da Enrico Bonavera.

Grazie a quel corso ho cominciato a capire come le emozioni trattenute deformino la postura, gli atteggiamenti, l’andatura, perfino le espressioni facciali.

Molti anni fa, ricordo, ho iniziato a fare delle sedute con un bravo fisiatra che esercita a Mestre. Lui era solito scioglierti le tensioni del corpo e concludere ogni seduta con l’agopuntura.

In quel periodo ho realizzato quanto la mia natura e le mie abitudini emotive mi avessero chiuso le spalle a mo’ di difesa.

Per aprirmele, di seduta in seduta, ogni volta lui ha sudato sette camicie; a un certo punto ho temuto che avrebbe preso scalpello e mazzuolo e avrebbe iniziato a battermi come fossi un ceppo di legno.

Esprimere efficacemente le emozioni con le parole

Riuscire a esprimere le emozioni con le parole è tanto importante quanto difficile.

Non dovremmo mai ricorrere a scorciatoie inefficaci e pigre, anche se abbiamo pochi versi a nostra disposizione, come liquidare il lettore con un conciso:” Marco era furioso” o “Lucia è malinconica”.

Usare soluzioni lessicali del genere non permette a chi legge d’immedesimarsi davvero nel tuo racconto e, come conseguenza, di emozionarsi, entrare in empatia con i personaggi.

Per fortuna, ci sono diversi manuali di scrittura creativa dedicati esclusivamente a questo tema, da leggere e rileggere fino quasi a imparare a memoria.

Alla fine il trucco è sempre quello: immedesimarsi.

Che si tratti di recitare, cantare o scrivere, è importante entrare nel ruolo, sentire le emozioni che si raccontano per poterle poi comunicare all’altro, trasmetterle a chi abbiamo di fronte.

Il primo passo da compiere è quello d’individuare con precisione l’emozione che si vuole raccontare.

Euforia, per esempio, non è gioia, felicità o eccitazione: è una specie di combinazione di queste tre emozioni.

Una persona euforica sprizza vitalità ed energia da tutti i pori, parla più rapidamente, può gesticolare in modo evidente, avere una postura aperta, gli occhi che ridono.

Da autore, puoi accontentarti di un semplice:

Marta aveva appena saputo di essere stata presa per il lavoro dei suoi sogni. Era euforica!

Eh no, non ce la caviamo facilmente aggiungendo due o tre punti esclamativi per accentuare l’euforia.

Oppure, possiamo mostrare la sua euforia in maniera più curata e approfondita:

Marta aveva appena scoperto di aver ottenuto il lavoro dei suoi sogni. Lo aveva desiderato da una vita. D’un tratto il mondo attorno sembrava più luminoso e il cuore iniziò a pulsare più velocemente. Il suo corpo prese a vibrare di energia, mentre lei non riusciva più a trattenere un sorriso. Cominciò ad accelerare il passo e a ridere senza una ragione. In quel preciso momento tutto le era possibile. Si sentiva invincibile come se fosse in grado di conquistare il mondo intero.

Abituarsi a osservare noi stessi e gli altri, quando siamo per strada o al bar, può tornarci utile nella scrittura.

Toccarsi con insistenza la gola, per esempio, in genere comunica disagio, ansia o stress; esaminare lentamente le unghie può voler dire che il personaggio ha bisogno di riflettere o sta valutando con attenzione una situazione.

Chi prova del disgusto potrebbe fare smorfie ridicole, come arricciare il labbro superiore o il naso, socchiudere gli occhi, tirare fuori la lingua, emettere dei suoni gutturali, avere conati di vomito e così via.

I dettagli sono importanti.

I dettagli ci aiutano a rendere un racconto più veritiero e a fare immedesimare il lettore fino a fargli provare simpatia, comprensione, vicinanza con quel che legge.

Anche una semplice frase sui social, se curata e arricchita di particolari, può catturare più attenzione e coinvolgere emotivamente i lettori di un contenuto buttato là d’istinto.

Proviamo a notare come i contenuti che in passato abbiamo sentito maggiormente, li abbiamo curati di più e hanno comunicato un messaggio più efficace ai lettori rispetto a quelli che abbiamo scritto di getto, presi dall’impeto. Osserviamo le reazioni degli utenti, quanti commenti abbiamo ottenuto.

Un testo curato evita incomprensioni, aiuta l’altro a capire meglio e più facilmente il tuo messaggio; se poi, riesce anche a provare empatia, a emozionarsi, te ne sarà grato.

Quando qualcuno fraintende, polemizza, dimostra di non aver capito, piuttosto che reagire offesi, domandiamoci sempre se siamo stati poco chiari e precisi, se avremmo potuto spiegare meglio ciò che avevamo in mente.

 
Virna Cipriani